lunedì 27 gennaio 2014

MESSAGGI DAL NOSTRO SE' - L'INCONSCIO - PARTE 2

Postato su www.suzanneliephd.blogspot.com il 19.01.2014 (traduzione mia)
Ancora una volta, ci prendiamo un momento per rivedere l'inizio del nostro lungo viaggio verso la Luce del nostro vero SE'. Guardando indietro a come eravamo e cosa facevamo quando abbiamo iniziato il Sentiero, ci rendiamo conto che questo Sentiero è formato da molte scale.


LA SCALINATA

Mi sveglio, oppure mi sono appena addormentata, e mi trovo su una scalinata. Sopra di me le scale diventano sempre più luminose e di una forma meno definita. Sotto di me le scale sono buie e molto più strutturate.
Guardo verso le scale al di sopra di me e sento una scintilla d'amore che mi chiama a salire. Ma quando ci provo, sento che una spinta interiore mi porta a girare e a scendere le scale sotto di me. Mi giro per guardare le scale in basso e sento la paura che mi gela il cuore.
"Perché dovrei voler andare giù?" mi dico.
"Perché lo hai già fatto," mi sussurra una voce che sembra emanare dalla scintilla d'amore sopra di me. 
"Se là ci sono già stata," chiedo, "perché vorrei mai ritornarci?"
"Non è necessario che tu ci torni," la voce mi respira nel cuore. "Non te ne sei mai andata."
"No, non è possibile. Io mi sento solo qui, sopra questo scalino."
"Ma tu sei anche su altri scalini. Infatti c'è un 'tu', in effetti, ci sono molti 'tu' su ogni scalino. Vedi, ogni scalino rappresenta una dimensione, un piano di esistenza."
"Se ci sono così tanti frammenti di me stessa, perché io non li conosco?" 
"Ti senti attirare dagli scalini al di sotto?" 
"Sì, in effetti."
"Quella attrazione deriva dalle porzioni del tuo sé che sono perse nelle dimensioni inferiori. Sono perse perché credono di essere sole. Poiché tu non le hai liberate, tu credi di essere solo."
"Come posso liberarle quando io stessa mi sento così persa?" 
"Oh cara, tu non sei persa. Hai trovato la sua voce più elevata; hai trovato ME! I tuoi pezzi 'persi' del sé ti hanno mandato su per questa scala, in esplorazione, per vedere se c'era un'altra strada. Ora l'hai trovata. Adesso torna e condividi la tua esperienza con loro." 
"Non farmi andar via, per favore. Mi ricordo com'è là sotto ora e voglio stare qui."
"Rimarrai qui dove sei, proprio come rimarrai dove eri. Non ti muoverai, ma ti espanderai."
"Espandere?"
"Sì, ora ti vedi come un singolo punto di consapevolezza. Riesci ad estendere quella consapevolezza fino ad immaginare di essere su ogni scalino?"
Chiudo gli occhi e mi rivolgo all'immaginazione. Ho sempre avuto una vivida immaginazione. Oh sì, eccole. C'è una persona su ogni scalino. Ciascuna ha la stessa quantità di luce e densità dello scalino su cui si trova. Hanno tutte un aspetto diverso, ma si assomigliano anche un poco.
"Sì," risponde la voce ai miei pensieri. "Essi appartengono tutti ad una sola coscienza. Riesci a sentire che io e te siamo la stessa cosa?"  
Mi sembra difficile immaginare di poter essere simile a questa saggia ed amorevole voce, ma chiudo gli occhi e cerco di stabilire il collegamento. All'inizio tutto quello che riesco a percepire sono le tante voci di dubbio, ridicolo e paura che mi chiamano dalle scale sotto. Ma gradualmente sento anche l'amore e il sostegno che scintillano dalle scale superiori.
Con questa sensazione, la mia coscienza e le percezioni iniziano ad espandersi sempre di più. Mi sento tirata come un elastico che viene così teso che quasi si spezza. Sento l'attrazione sempre più forte, finché non riesco più a sopportare la tensione.
Poi, con un improvviso SNAP, comprendo. Io sono la voce amorevole che mi ha guidato. Io sono la spinta della paura e del dubbio. Io sono ciascuna di quelle persone su ogni scalino. In effetti, io sono ciascun scalino e l'immaginazione che li ha creati. Io sono TUTTO IN TUTTO.
"Sì," risuona la voce amorevole da ogni persona, ogni scalino, ed ogni dimensione. "NOI siamo un essere multidimensionale. E' la NOSTRA espansione da una coscienza singola ad una coscienza multidimensionale che ci permette di SAPERE chi siamo."

Quando ci risvegliamo a chi siamo veramente, possiamo trovare più facilmente il coraggio per entrare nelle ombre della mente inconscia.




LO STAGNO DELLE OMBRE

Mi sono girata per andarmene, ma con il primo passo ho sentito di dover rimanere. Se non riuscivo a vedevre ciò che c'era nello stagno, forse avrei dovuto sentirlo. Forse, avrei dovuto entrare nello stagno e sentire le sue acque oscure sopra di me.
Il pensiero di entrare in quell'acqua fangosa mi fece rabbrividire. Dovevo tenere gli abiti addosso nel vano tentativo di proteggermi oppure dovevo entrare nell'acqua nuda come quando sono nata? 
Conoscevo la risposta. Dovevo affrontare le profondità senza alcuna protezione esterna. Dovevo trovare protezione nel coraggio necessario per entrare nello stagno fangoso. Il coraggio, che avevo dentro il mio nucleo profondo, sarebbe stata la mia sola protezione per affrontare l'oscurità ed i segreti che conteneva. 
Mi tolsi velocemente i vestiti, prima di perdere la grinta, e saltai nello stagno antistante. Trattenni il respiro e mi tuffai immediatamente verso il fondo. Mi direzionai aiutandomi con le braccia, perché non ero per niente pronta ad aprire gli occhi.
Quando toccai il fondo dello stagno, seppi di dover aprire gli occhi finché avevo abbastanza aria nei polmoni per rimanere sul fondo. Una visione piena di fango aspettava i miei occhi. Ma cos'era quella cosa laggiù? 
Una cosa dorata scintillava in mezzo alla sporcizia. Oh, deve essere recuperata, pensai. Non c'entra niente qua. La cosa dorata è diversa dallo sporco che la circonda.
Nuotai fino alla scintilla dorata e scrostai il fango dalla sua superficie. Il fango denso si sparse nell'acqua, in attesa di ricoprire l'oggetto d'oro. Toccai il tesoro con l'intenzione di portarlo in superficie ma scoprii che era ben saldo sul fondo dello stagno. Tirai e tirai, ma non si muoveva.
Alla fine, rimasi sul fondo scivoloso per raccogliere le forze necessarie a liberare quel pezzo d'oro. I piedi mi scivolarono sul fango appiccicoso e la mia lotta riempì l'acqua di sedimenti. Avevo chiuso gli occhi per proteggerli, tiravo l'oggetto dorato mentre mi spingevo contro il fondo dello stagno. 
Ma non ce la facevo proprio e stavo finendo l'ossigeno. Avrei dovuto abbandonare il tesoro che giaceva celato nelle profondità dello stagno fangoso? Rimasi ferma per un momento e lasciai la presa sull'oggetto dorato. All'istante, questo sprofondò di nuovo nello sporco.
Solo una piccola parte scintillava nell'acqua sporca. Vergognandomi, mi resi conto che non riuscivo a liberare il tesoro. Poi mi ricordai che avevo avuto l'intenzione di "sentire" l'acqua. Sì, ora la sentivo. La sensazione che mi dava era vergogna, e senso di colpa, e sopra ogni altra cosa, sentivo la paura.
La paura permeava ogni roccia ed ogni atomo dello stagno. Non c'era da meravigliarsi che quella bellezza non si potesse liberare. Smisi la mia lotta, il fango che riempiva l'acqua iniziò a depositarsi su di me.
Lo sentii aggrapparsi alla mia pelle, ricordandomi di sentimenti che avevo sentito al di fuori del buio stagno. NO! Dovevo abbandonare quelle profondità e quei sentimenti che sono risaliti in superficie in me. Non potevo salvare il tesoro. Dovevo lasciarlo nelle profondità luride. Non riuscivo neanche più a trattenere il respiro. Dovevo tornare alla superficie. Il pensiero della fuga mi sembrò lecito e necessario. Nuotai verso la superficie con un misto di sollievo e tristezza, sollievo di riuscire a liberarmi dai sedimenti e tristezza di non poter liberare il tesoro nascosto.
La mia testa spuntò al di sopra della superficie dello stagno ed una fredda pioggia ripulì lo sporco dalla mia faccia. Nuotai verso la riva dello stagno ed io mi issai su una roccia. In piedi, mi feci ripulire il corpo dalla delicata pioggia. La sensazione dell'acqua fresca sulla pelle mi rigenerò e mi calmò.
Il fango dello stagno fu presto rimosso, perché non mi era mai appartenuto. Mi resi conto allora che lo sporco dello stagno era qualcosa che avevo preso temporaneamente, avevo sperimentato temporaneamente.
Di nuovo guardai lo stagno. Ora sembrava più limpido. Il fango che avevo smosso si era di nuovo depositato sul fondo. Mi ricordai del pezzo d'oro ancora intrappolato laggiù. Come potevo liberarlo?
Avrei dovuto entrare di nuovo nello stagno sporco e nuotare nella sua scurissima profondità. Mi sarei ricordata della mia purezza, anche in mezzo a tutto quel fango intorno alla mia forma? Sarei riuscita a trovare il pezzo d'oro nascosto sotto lo sporco per portarlo in superficie?
"Sì," gridai al sole che irrompeva dalle nuvole. "Troverò ciò che si è perso. Ciò che è stato sepolto e dimenticato sarà trovato e restituito.
“Qualcosa di grande valore è perso nelle profondità dell'oscurità ed io devo recuperarlo."